“Attualmente non accogliamo nessuno... che tristezza, che silenzio. Devo dire che ci sentiamo un po’ smarriti, soprattutto dopo 30 anni di accoglienza ci sentiamo inutili.”
Inizia così il racconto di Rita e io alzo gli occhi e mi trovo davanti il suo volto sorridente e non capisco, perché se sento la parola tristezza mi aspetto anche l’espressione buia, non serena.
Ma, del resto, questa non è una storia drammatica, con la fine a tema. Questa è solo un pezzo della storia di Rita e Roberto, che fino a poche settimane fa avevano in casa ancora una bimba e un bimbo, fratelli fra di loro, che sono poi tornati a casa dalla loro mamma, nel tentativo di riavviare una famiglia che aveva dovuto sospendersi per un po’.
“Sono andati via i due bimbi e la più piccola in casa è diventata Lucia, che ha 16 anni. E ci siamo detti che siamo giunti all’età dei giovani nonni e cioè tra i 55 e i 60 anni, i bimbi accolti non sembrano più nostri figli, ma nostri nipoti, le energie per questi piccoli sono calate… e allora?
Ma non è cambiata l’idea di partenza e se l’accoglienza dei piccoli è la propria missione, se non si accoglie più ci si sente nullafacenti, anche se la famiglia continua ad essere numerosa, perché siamo comunque in sei, più la mia mamma temporaneamente bisognosa.”
Interrompo Rita, perché prima di conoscere la fine, sono curioso di conoscere l’inizio di questa storia. Forse, mi dico, se capisco bene l’origine, comprenderò meglio anche quello che mi racconterà dopo. Qui, infatti, non c’è suspense, si comprende bene che la fine non sarà una vera fine.
“Quando avevo 19 anni la mia vita ha preso una direzione ben precisa: l’esperienza di un anno in Madagascar ha segnato una svolta. Ho conosciuto l’amore verso i poveri e l’amore verso colui che sarebbe stato mio marito.” L’esperienza è intensa; in Madagascar nascono le prime due figlie. Poi Rita e Roberto tornano a Limidi.
“Una volta tornati in terra emiliana dopo quattro anni, abbiamo aperto le porte della nostra casa a chi ne aveva bisogno: adulti in difficoltà, prostitute in fuga e, soprattutto, bambini temporaneamente sprovvisti di genitori. Intanto nascono altri due figli, un maschio e una femmina. Ma non saremmo più riusciti a vivere diversamente: l’esperienza della vita comunitaria che, ci aveva nutrito fino ad allora all’interno delle Case della Carità, era stata talmente positiva che avremmo voluto continuare e così abbiamo coltivato l’amore verso i fratelli. E questo è ulteriormente cresciuto attraverso la nascita di una grande famiglia di famiglie, la comunità Venite alla Festa, che riesce a far circolare e condividere l’esperienza umana e quella spirituale, confluendo in una crescita reciproca. Come ringraziare il Signore di tanta grazia ricevuta? … Non lo so, saremo sempre in debito con Lui!
Certo non siamo dei fenomeni, ci sono state e ci sono difficoltà, chiusure, egoismi che appartengono alla nostra natura e quindi non è certo oro tutto ciò che brilla. D’altronde nessuno ci ha mai promesso che sarebbe stata facile.”
Da Limidi arrivano e ripartono tanti minori in affido, in questa casa famiglia che avrà per anni il numero minimo di 10 componenti e si mischierà con le altre famiglie accoglienti e di supporto del Venite alla Festa. Fino ad oggi, appunto.
“L’entusiasmo di essere a servizio degli altri resta sempre molto alto, per cui abbiamo pensato che da nonni potremmo accogliere delle mamme in difficoltà o degli adulti con fragilità psichiatrica, per continuare a vivere lo spirito di condivisione e così imparare da chi, pur nella fatica di una vita difficile, riesce a farsi aiutare e ad aprirsi agli altri. I nostri maestri di umiltà vogliamo tenerceli stretti!”
C’è ancora lo stesso sorriso, me lo immagino molto simile a quello dei tempi del Madagascar. Simile e diverso, come ha detto poi Rita. Ma non spento.
“Non smetteremo mai di ringraziare tutti i bimbi che sono passati e che restano nel nostro cuore e le loro famiglie che tanto ci hanno regalato in emozioni e speranze. Non vogliamo perdere tanta ricchezza e così ci apriremo a questa nuova avventura, naturalmente non da soli, abbiamo tutti i nostri amici di comunità, che ci supportano e sopportano da più di vent’anni
Le stagioni dell’amore non tramontano mai, si ripetono e si rincorrono in tanti modi e forme diverse, per viverle basta accoglierle con po’ di fantasia.”
La Casa Famiglia di Rita e Roberto non ha chiuso, ha solo cambiato la porta d’ingresso.
Vittorio